di Dalia Gallico

Amos Gitai

Strade/Ways

Amos Gitai

Strade/Ways

dal 2 Dicemnre 2014 al 1 Gennaio 2015

dal 2 Dicemnre 2014 al 1 Gennaio 2015

PALAZZO REALE - Piazza Duomo, 12 - 20122 Milano

Descrizione

Dal 2 dicembre al 1 febbraio 2015, Palazzo Reale ospiterˆ "Strade | Ways", la mostra-installazione inedita del grande regista israeliano Amos Gitai, creata appositamente per la Sala delle Cariatidi. L'iniziativa, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale, GAmm Giunti e Centro Studi Moshe Tabibnia, raccoglie sue fotografie in grande formato, sequenze di suoi film, dispositivi sonori e visivi e indica i legami che uniscono culture, storie e persone nelle terre del medio e del lontano Oriente.
"Milano città mondo e capitale internazionale della cultura: questo il ruolo della cittˆ che da oggi è orgogliosa di ospitare in una delle sue sedi espositive piu prestigiose, la Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, la significativa testimonianza del lavoro di un artista che ha contribuito a formare la sensibilitˆ contemporanea su temi fondamentali della societˆ globale, intrecciando Oriente e Occidente, passato e presente, tradizione e nuovi linguaggi", ha dichiarato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno.
Sequenze di film, fotografie, documenti, tappeti antichi e dispositivi visivi e sonori compongono lÕopera che trae ispirazione da tre differenti percorsi. Il primo, è il film Lullaby to my father, dedicato alla vita di suo padre, lÕarchitetto del Bauhaus Munio Weinraub che, costretto a fuggire dai nazisti, si trasferirˆ in Palestina e svolgerˆ un ruolo decisivo nella nascita dellÕarchitettura israeliana; il secondo, è la conversazione tra Gitai e il grande fotografo milanese Gabriele Basilico, sulla fotografia, lÕarchitettura, gli scenari del film Free Zone dedicato ad un luogo/non luogo che raggiunsero insieme; il terzo, che occupa lÕintera sala delle Cariatidi, ricostruisce il processo che porta alla nascita di Carpet, il nuovo film del regista, le cui riprese non sono ancora iniziate.
Il percorso espositivo prende avvio dal film Lullaby to my father che Gitai dedic˜ a suo padre, il famoso architetto, Munio Gitai Weinraub. Giunto a 18 anni al Bauhaus di Dessau, la straordinaria scuola diretta da Gropius, partecipa alla vita di quel luogo di studio e ricerca, dove incontra e lavora anche con Kandinsky e Mies van der Rohe, come testimoniano le corrispondenze venute alla luce durante la lavorazione del film. Nel giugno del 1933, dopo avere partecipato alla breve stagione del Bauhaus a Berlino, Munio viene condannato come Òtraditore del popolo tedescoÓ e costretto a emigrare in Svizzera per poi trasferirsi ad Haifa dove condusse la sua attivitˆ professionale, senza mai dimenticare gli insegnamenti e il rigore della scuola che lo aveva formato. Gabriele Basilico fissa in fotografia le molte costruzioni realizzate in Israele e al suo ricordo di uomo e di architetto si rivolge la poesia del figlio che dˆ il titolo al film.
Free zone è un road-movie che parla dell'incontro di tre donne, unÕamericana (Natalie Portman), unÕisraeliana (Hanna Lazslo) e una palestinese (Hiam Abbas), in quella zona franca, a est della Giordania, dove regna la pace senza alcuna barriera tra stati. Sono esposte alcune immagini tratte dal film, oltre a degli estratti della lunga conversazione tra Gitai e Gabriele Basilico, avvenuta durante il viaggio che i due avevano intrapreso proprio in quei luoghi, che abbraccia temi quali lÕarchitettura, la fotografia e il cinema. La sezione di Free Zone introduce alla maestosa sala delle Cariatidi dove Gitai ha allestito un affascinante percorso di grandi fotografie, rarissimi tappeti, proiezioni e suoni intorno al tema del suo prossimo film, Carpet, la cui sceneggiatura inedita è pubblicata nel catalogo della mostra.
La pellicola racconterˆ la storia a ritroso di un tappeto, dalla casa dÕasta dove è stato battuto fino al luogo della sua produzione, attraverso immagini di luoghi, paesaggi, popoli e persone raccolte lungo tutto il viaggio. In questa ambientazione, coinvolgente ed emozionante, alcuni straordinari tappeti, scelti da Moshe Tabibnia nella sua collezione, segneranno i passaggi dei luoghi, delle culture, delle storie e dei popoli che vivono e viaggiano tra il Mediterraneo e l'Oriente.
Carpet - afferma Gitai - propone un viaggio in diversi territori e rappresenta al contempo un oggetto concreto, ossia un bellissimo tappeto, frutto di tradizioni e abilitˆ artigianali secolari, ma anche una metafora delle relazioni che nel corso dei secoli sono state intessute tra i popoli orientali nonchè tra Oriente e Occidente".
Al progetto di illuminazione della mostra ha contribuito Jean Kalman, impegnato in questi giorni a curare le luci del Fidelio, opera che aprirˆ la stagione scaligera. Le suggestioni suggeritegli dalla sala delle Cariatidi, le cui decorazioni sono state in parte distrutte durante la seconda guerra mondiale, hanno portato Gitai a utilizzare il soffitto come un ideale schermo da proiezione. Lo stesso regista afferma che Òcon le sue statue andate in parte perdute e i suoi specchi antichi, questa sala davvero magnifica emana un fascino particolare. Ed è proprio qui che ho deciso di installare le proiezioni. Non ho voluto degli schermi al plasma: per me era importante che gli estratti venissero proiettati non su degli schermi ma direttamente sul soffitto, di modo che gli spettatori possano prendere coscienza di questa sala e della sua storia. Lo schermo è costituito dallÕedificio stesso. Il contesto è importante: ci˜ vale sia per i film che per le mostre. E con contesto intendo sia le condizioni materiali che lo sfondo socio-politico".
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Promotori

Milano Cuore d'Europa

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Palazzo Reale

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MOche Tabibna

Produzione

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