Gillo Dorfles
L'avanguardia tradita
dal 26 Febbraio al 23 Maggio 2010
dal 26 Febbraio al 23 Maggio 2010
Descrizione
L’esposizione celebra la figura poliedrica di Gillo Dorfles (Trieste 1910) ponendo l’accento sulla sua identità di artista, oltre che critico d’arte ed estetologo con laurea in medicina e psichiatria, in rapporto alla città di Milano. Verranno infatti esposte circa 200 opere tra dipinti, disegni, sculture, grafiche, gioielli e ceramiche dagli esordi metafisico-surreali all’adesione al Movimento Arte Concreta nel decennio 1948-1958, fino alle recenti, originalissime composizioni pervase da una sottile ironia.
“Gillo Dorfles è l’artista che ci regala uno sguardo altro sulla realtà che, attraverso apparenti visioni e allucinazioni, ci conduce nella complessità delle cose, filtrato da un’intelligenza mobile, guidato da un’ironia interrogante insieme a un’apertura alle profondità su cui agisce una strana musa il cui nome non conosciamo. Forse si tratta della musica – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory -. Un percorso artistico e umano che Gillo Dorfles: l’avanguardia tradita intende esplorare e approfondire ancor di più. Perché con la sua personale storia si racconta quasi un secolo di storia dell’arte, non soltanto italiana”.
Fin dagli anni giovanili – i primi lavori risalgono agli anni ’30 - Dorfles si è dedicato con passione alla pittura, seguendo una vena metafisica surreale. Si tratta di composizioni fantastiche dipinte a tempera grassa all’uovo, una tecnica usata dai maestri del ‘400 e adottata in tempi moderni da pochi, raffinati pittori. Nel 1948, con Munari, Soldati e Monnet, è tra i fondatori del Movimento Arte Concreta, movimento d’avanguardia che reagisce polemicamente tanto ai dogmi della figurazione quanto a quelli dell’astrazione postcubista. In quest’ambito, centrale diviene il ruolo di Dorfles quale critico e teorico. I “concretisti italiani” si battono per l’assoluta libertà e indipendenza dell’arte da qualunque ideologia, ponendosi in polemica diretta contro ogni condizionamento esteriore all’arte e soprattutto contro la pittura neorealista, vittima di strumentalizzazioni politiche.
Gli aderenti al MAC aspirano a consolidare legami con il mondo della produzione, il loro desiderio di crescita industriale li rende attenti alle nuove tecniche e ai nuovi materiali in una città, come Milano, attraversata da un forte desiderio di ricostruzione e di sviluppo dopo i drammatici eventi bellici. Altro tema centrale per il MAC è rappresentato dalla sintesi delle arti, un effettivo rinnovamento del gusto alla luce della interdisciplinarientà in tutti i settori della vita moderna, fondendo in un unico corpo pittura, scultura, design, architettura, grafica. Questa auspicata collaborazione tra gli artisti del MAC e il mondo dell’industria italiana porterà alla realizzazione di alcune mostre in cui l’arte viene posta al servizio della tecnica; ricordiamo le due tenutesi alla Saletta dell’Elicottero a Milano, nel 1952, che vedono la partecipazione anche di Dorfles: Materie plastiche in forme concrete e 2° Mostra di Esperienze e di Sintesi tra le Arti: Studi per forme concrete nell’Industria Motociclistica.
Segue un periodo di inattività artistica, in cui Dorfles pubblica numerosi libri, tra i quali “Le oscillazioni del gusto”, “Il Kitsch”, nonché numerosi volumi dedicati all’architettura e al design. Insegna nel frattempo Estetica presso l’Università degli Studi di Milano e l’Università di Cagliari. Agli inizi degli anni ‘80 riprende a disegnare e a dipingere, creando inediti personaggi, organismi anomali, indefinibili, nati da contaminazioni tra mondo umano, animale e vegetale, fluttuanti e dinamici in un perenne processo di evoluzione: una pittura libera, carica di immagini fantastiche, dove l’immagine torna nell’opera, non più dalla natura esteriore, ma piuttosto da quella interiore dell’artista, assumendo gli infiniti aspetti e la poesia che le relazioni delle forme suggerite dalla fantasia possono determinare.
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